4 La casa di Delia

2008/2009

 














La casa di Delia Fracasso
via corsica – 73042 casarano (lecce)


















intervento

suono fuselli

album genealogia


lavoro ricami








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3 La casa di Luciano

31.X.2004

La casa di Luciano De BlasiContrada Caselle - strada prov.le Casarano/Maglie




interventi
memorieLa mia prima casa


viaggio in italiaMappe
- itinerario nelle carceri italiane

- mappa dei tatuaggi
- le ferite del corpo di Cristo nella statuaria sacra locale












fotoAndrea Morgante
Carmen Panico
Eugenio Romano


materiali video
Andrea Morgante



Testimone del tempoHo conosciuto Luciano De Blasi nel giugno del 1976, avrà avuto 6 o 7 anni. In quel tempo militavo nel partito comunista come segretario della federazione giovanile di Casarano e insieme a Nicola, Eugenio e Antonio avevamo organizzato un intervento in un quartiere periferico della nostra città dove le famiglie vivevano da diversi mesi nelle abitazioni dello IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) senza i servizi essenziali (luce e acqua). Arrivammo con una Renault4 di colore bianco di Antonio Fattizzo – giovane insegnante elementare - con il portabagagli colmo di fogli da disegno e diverse scatole di pennarelli. L’idea venne a Nicola Sansò, appena diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, il quale pensava che andava svolto un intervento sociale, coinvolgendo soprattutto i bambini del quartiere; perciò non portammo nessuna propaganda del partito.
Eugenio Romano, studente in giurisprudenza e appassionato di fotografia, cominciò a scattare le prime istantanee. Luciano fu il primo bambino ad avvicinarsi alla nostra auto. Era il più curioso di tutti e il primo che cominciò a organizzarsi con colori e carta, seguito da tutti gli altri bambini. Chiedemmo loro di disegnare la loro casa ideale. Luciano disegnava accovacciato per terra intento a colorare fittamente i bordi del grande foglio di carta. Alcuni giorni dopo presentammo alle famiglie del quartiere i lavori dei bambini e la mostra fotografica della giornata. Ma quell’intervento presentato insezione non piacque ai burocrati che ne provocò l’uscita dal partito di Nicola. Io durai un altro anno; consegnai la tessera nel 1977. Diversi anni dopo capitai per caso nella vecchia sezione che intanto aveva cambiato sede e nome. Ci andai per nostalgia e perché dopotutto, per me, il partito, il vecchio partito, era stato come un padre che aveva svolto negli anni della mia giovinezza una funzione formativa e pedagogica. Fra un ammasso di spazzatura fatta di laceri manifesti di propaganda e vecchi ciclostilati trovai una cartelletta con le foto di quella giornata.
Con Luciano ho mantenuto rapporti sempre cordiali, improntati sul rispetto reciproco, anche quando il ragazzo – come se il suo destino fosse, fatalmente, segnato – ha iniziato un suo personale viaggio per le istituti di pena di mezza Italia e che si è concluso di recente.
Ora non vi aspettate da questo incontro le risposte sui motivi che hanno spinto un bambino a fare delle scelte tragiche, né discussioni sul sistema carcerario e nemmeno le motivazioni psicologiche. Questa visita vuole solo essere l’incontro con una infanzia che non ha storia e che nessuno potrà mai raccontare.
Solo Luciano sa quello che c’è da fare ora.
(Fernando Schiavano)

Cara Ilaria,Ti rimando la risposta perché non so se la prima e-mail ti è arrivata. Troverai perciò delle differenze perché il primo testo come anche il secondo lo sto scrivendo di getto e stavolta te lo invio in allegato mentre il primo era attaccato al tuo messaggio. Nel tentativo di ricordarmi quello che ti avevo scritto mi rendo conto di quanto sia difficile la pratica della scrittura: una fatica. Ora non so cosa comunicare, la verità è che ti ho scritto appena cinque minuti fa e tutto è stato rimosso Ma devo fare uno sforzo, raccogliere le mie energie stemperate da un PC capriccioso e scrivere….
E allora cominciamo dal sottoscritto e dalla tua prima sollecitazione inerente sul mio trascorso politico. Forse ho enfatizzato troppo la mia breve esperienza politica nel PCI, che è stata una esperienza più pedagogica che ideologica. Quello che è interessante per la visita del 30 è la testimonianza di Luciano nel suo girovagare per le carceri del centro-sud italiano, poi i motivi attinenti al perché lo abbiano trasferito in tante prigioni del centro sud credo che si debba ricercare nei misteri della politica carceraria italiana che conosco per niente e tanto meno credo che ci possa interessare. Ma con lui sto pensando di raccogliere un diario di bordo fatto di storie emblematiche, aneddoti, come quello di essere stato aiutato a Palermo da amici (la mafia?) in quanto la sua famiglia non aveva i mezzi per raggiungere la città siciliana, oppure quando dice di essersi incolpato di un reato mai commesso per poter finire in carcere e trovare quella socialità che il mondo esterno gli negava. Quindi il succo della visita rimane il conflitto dentro/fuori (come per gli anziani, gli immigrati), rimane il rapporto con l’altro, la sua integrazione nella comunità (come tu dici).
Poi la serata del 30 sarà l’inizio della visita e non la conclusione. Come già ti ho detto ci sarà la mostra fotografica dell’ntervento socio-politico di giugno ’76 e la presentazione della mappa dei suoi viaggi negli istituti di pena del centro sud con le foto dei tatuaggi e le ferite del cristo nella statuaria sacra barocca. Tutto ciò nella sua campagna dove Luciano sta costruendo pazientemente la sua prima casa (lui e la sua famiglia - moglie e tre figli - vivono ora in una casa occupata dell’istituto case popolari che intendono restituire). Tutto l’altro resto conta poco.
A presto, Fernando
















2 La casa di Med

03.IV.2004

La casa di Med Nejib Zoglami
via biancamano, 37 – casarano (lecce)



interventi:
videoracconto

Jerissa non l’ha dipinta nessuno
dono
Riassetto del giardino
visioni
Zenith

testi
Ilaria L’Abbate
Vito Lecci
Silvana Silvestri
Med Nejib Zoglami


foto
Francesco De Marco
Xlavio

supporti video
Andrea Morgante
Fiordimonte Reho


si ringraziano

A.ST.R.A. Osservatorio Galilei – Salve (le)
ecoplan architettura dei giardini – Racale (Le)
Levante Arti Grafiche – Presicce (Le)
TRANSITI Associazione Culturale - Casarano


Jerissa (Tunisia)


Si inaugura il 3 aprile 2004 alle ore 20,00 la seconda mostra-evento di “Visite a domicilio”, progetto ideato dall’artista salentino Fernando Schiavano (Xlavio). Il percorso prosegue questa volta presso l’abitazione di Med Najib Zoglami, artigiano tunisino residente in Salento. L’incontro si colloca precisamente in un luogo privato ed è concepito come motivo per un rapporto dialettico con la realtà pubblica e tra l’artista ed un emblematico personaggio legato alla comunità locale, sottoposto a maggior rischio di emarginazione. La casa come isola intima e di confortevole tranquillità talvolta dà l’impressione di essere una prigione. ... La libertà della strada strizza l’occhio da fuori, così tentatrice e così inaccessibile… E diventa filtro tra interno ed esterno, interstizio e spazio vitale intermedio come la frontiera. Il confine eccita l’inquietudine, significa guardare l’altro. La casa-mappa custodisce il rapporto tra identità e alterità, in quanto identifica e costruisce la comunità.Come un semionauta l’artista porta dinanzi agli occhi del pubblico l’interno della sua città nell’intento di immaginare o ricreare nuove funzioni o “dirottarne” - nel senso in cui usava la parola Guy Debord - altre.
“Non ci sono giacenze, tutto è alla luce…”
La visita di Xlavio si svolge secondo una ritualità fatta di gesti ma anche di segni tangibili:
il video
racconto di Med e della sua città di origine;
il dono
concreto e al contempo riassetto del giardino di agrumi, pronto ad accogliere una grande mappa geografica, omaggio ad una nuova terra ideale, ridisegnata dalla volontà personale e innovativo messaggio di futura trasformazione di relazioni sociali.Il giardino come luogo del pensiero intimo è anche simbolo di una natura “educata” e simile nell’aspetto dei due paesi a confronto, un unico ideale continuum, grazie al dono del mare Mediterraneo che sta nel suo conferire libertà alla terra di diventare patria elettiva. “La bellezza sarà l’esito di un pellegrinaggio, quando si rischierà molto per conoscerla, quando sarà la scoperta che arriva alla fine di una trasformazione. La libertà possiede dei campi dove di notte scarica i suoi detriti, dove si assiepano quelle patologie che sono i suoi figli naturali e che rifiuta di riconoscere come proprie…”;
Zenith
piccolo osservatorio che verrà disposto sul terrazzo di casa Zoglami. L’ osservatorio sarà una guardia di frontiera… questa volta però non starà lì per segnare il limite da cui controllare il territorio, né per definire l’ennesima barriera ma offrirà una mappa ancor più lontana
che “marinai” in attesa di destinazione futura guardano come guida nelle incessanti peregrinazioni. (IlariaL’Abbate)



A casa di Med
Un bellissimo evento poetico, la mostra dal titolo «Visite a domicilio», ha avuto luogo sabato 3 aprile a Casarano (in provincia di Lecce), ideato da Xlavio, pseudonimo di Fernando Schiavano, artista che lavora sull'emarginazione e la ritualità con mostre in case, chiostri, castelli, conventi, palazzi, aule bunker, dal 1985. Parte di un progetto nato due anni fa, è basato sulla «visita» un'antica tradizione di civiltà mediterranea con doni e gesti che Xlavio fa rivivere in alcune case del paese abitate dai più emarginati: nel 2002 la visita a Maria Campana è testimoniata da un prezioso catalogo che sfogliamo come a cogliere dei misteri, in quel soggiorno dove all'anziana signora viene offerto in dono il «saccone» del materasso, antico rivestimento che si tramandava di madre in figlia, si risistema poi la casa e si dispongono gli oggetti di una danza rituale (tappeti, specchi, aste) che l'armadio a tre ante con specchio e il comò riflettono. La lunga esperienza di operatore assistenziale che ha Schiavano gli fa conoscere i più dimenticati, quelli che non hanno voce, che maggiormente hanno bisogno di una «festa di bellezza», a rischio di integrazione, parola un tempo poco utilizzata. Quest'anno la visita a domicilio di Xlavio è stata a casa di un collega artista, artigiano restauratore, conoscitore di diverse lingue, maestro di scrittura araba: «La casa di Med Nejib Zoglami» è composta dal «dono», il riassetto del giardino di agrumi, con la posa di una grande mappa geografica omaggio a una nuova terra ideale, quindi dal video racconto di Med e della sua città di origine dal titolo Jerissa non l'ha dipinta nessuno e le visioni di Zenith, piccolo osservatorio disposto sul terrazzo della casa. Med è uno dei protagonisti chiave di Italian Sud Est dei Fluid, perchè rappresenta l'accoglienza e l'integrazione, i limiti e le sorprese di queste parole. Ragazzo tunisino mandato a combattere in Libano, che ancora sussulta agli spari dei fuochi delle feste di paese come sotto a un bombardamento, a Casarano si è sposato e nel film racconta lo stato della sua integrazione, spiritoso e colto da trovarsi abbastanza in sintonia con la salentinità. Non per questo i percorsi dell'integrazione si dispiegano facilmente e ci vogliono almeno quattro mani per ricomporre il vuoto e le lacerazioni.
(Silvana Silvestri - “Il Manifesto” - 06/04/2004)



Dispiegamenti e Rivelazioni
di Antonio Lupo
Anche questa seconda performance di Fernando Schiavano all'insegna del progetto "Visite a domicilio" è nata come pegno da restituire: un dono da affrire a un amico a testimonianza di un patto che aggrega e unisce. Se durante la prima visita a casa di un'anziana donna, dalla quale Fernando aveva appreso vissuto di regole e comportamenti, recuperandone la memoria, veniva a perto e "dispiegato" un grezzo lenzuolo da riporre nel suo armadio, in questo secondo appuntamento, realizzatosi nell'orticello di un immigrato di origine tunisina, il "dispiegamento" è quello di una cartacea mappa geografica "muta". L'obiettivo rimane quello di colmare il vuoto e lo iato fra artista e compagine sociale, "accasando" l'arte negli spazi privati della realtà quotidiana. Il dono consegnato nelle mani della signora Maria Campana nell'agosto del 2002 consentiva all'artista di esplorare i rituali e la saggezza del mondo degli anziani e di manifestare un tangibile segno di gratitudine e di riconoscenza nei loro confronti. Con l'occasione veniva esposto un assemblaggio di vecchi oggetti (desueti e non), combinati secondo una fantasiosa e originale sintassi sul pavimento, ai piedi dello specchio di un armadio.
In questa seconda visita, dal debito nei confronti del tunisino Med, partito da Jerissa (Tunisia) e ormai integratosi nel Sud-Est di Casarano, scaturisce l'opportunità di aprire inaspettati spazi su altri vissuti ad altre culture. Affascina, ancora una volta, il "dispiegarsi" di una situazione esistenziale e, allo stesso tempo, il "dipanarsi" di un'identità collettiva, attraverso oggetti pregni di significato simbolico. In un "divenire" facile e partecipato, all'interno del piccolo giardino dell'abitazione di med, riassettato dallo stesso fernando-Xlavio per la serata, si srotola la lunga mappa geografica che egli ha creato apposta per il suo collega "artigiano-restauratore-maestro di scrittura", venuto qualche anno fa da lontano.
Da una rossa custodia di stoffa damascata a trame romboidali posata su uno sgabello, viene così estratto, tra gli agrumi, il patchwork delle dimensioni di circa em., un "collage" di tanti quadrati di sottile carta uniforme, quasi a voler indicare un mondo senza confini. Si disvela subito dopo la vita di Med Neijb Zoglami: i terribili ricordi della guerra in Libano, il matrimonio casarano e sopratutto il fascino della sua terra di origine (il lavoro, le miniere, le città, la vita e le usanze, la cultura multietnica) raccontati in un video e, attraverso le sue commosse parole. A sancire poi l'unione tra terra e cielo, grazie all'osservatorio astronomico di Zenith, installato sul terrazzo, si dischiude alla vista degli ospiti convenuti il mondo dei mari e delle montagne lunari, delle costellazioni di saturno, Giove e tanti altri pianeti.
La rivelazione di mondi sommersi e occultati si può manifestare anche nella sintonia di un attimo, nel micro cosmo di una serata primaverile, sotto un cielo di stelle da guardare più da vicino, in una autentica esplorazione delle comuni radici della cultura "propria" e "altra".
Alla fine il vino non è bastato, quando un lavoro è festa
Non so chi erano e neanche da dove vengono, so solo che erano amici venuti per una festa, erano un centinaio anche con bambini, ma la festa è solo per qualche chilo di couscous, a suon di arabo, e del vino rosso color rubino saporito di more. Un arabo avrebbe detto questo è occhio di gallo, c’era un plotone di bottiglie, una accanto all’altra, come se ballassero la Dabka, e il mio bicchiere era il più Grande e anche diverso dagli altri. La compagnia sembrava affamata ed assetata, assalendo con cucchiai e bicchieri tutto quel che c’era su due tavoli, tanto nella casa a portone spalancato c’era il benvenuto, la pace per tutti e soprattutto nella presenza di sapore finemente mediterraneo, che quasi quasi cambio la bandiera della pace con un piatto di couscous, .... visto che anche la luna e saturno erano presenti sul terrazzo con il piccolo osservatore, sfilando uno ad una con il bicchiere in mano e l’occhio verso il cielo sono diventati tutti romantici. Era commovente il momento del brindisi con Fernando alla consegna del dono, e commovente di più scoprire che si tratta di una carta geografica senza linee di confine e senza nomi di stato – ed è ancora fraternità: prima con altri doni, grazie Barletti, grazie Bottazzo, grazie De Luca. C’era molto calore, anche quello del clima instabile, e la fraternità assoluta: vedere tutti seduti per terra uno affianco all’altro presi da un racconto visivo, e che nessuno ha chiesto una sedia; ed era pace e fraternità nell’abbraccio e nel stringersi petto contro petto. Ed oltre un lavoro artistico. Grazie, Fernando Schiavano di quella pace vissuta che oltre l’amicizia era fratellanza, .. e grazie ancora per la visita a domicilio.
(Med Neijb Zoglami)




Zenith
Particolarmente felice appare il connubio di una serata osservativa astronomica all’interno dell’iniziativa “visite a domicilio”, ciò anche alla luce dell’obiettivo da entrambi condiviso e teso all’abbattimento di ogni sorta di barriera che la mente umana possa concepire. Chiunque si appresti ad accostarsi, anche solo per una sera, a questa antichissima disciplina, attraverso l’osservazione diretta del cielo, magari al telescopio, non può fare a meno di restare meravigliato e, al tempo stesso, estasiato dalla incantevole bellezza con cui l’Universo si svela ai nostri occhi, altrettanto incisiva è anche la sensazione di liberazione da quella impalpabile barriera che, inesorabile, ci costringe sul nostro minuscolo e sperduto pianeta. Passeggiare sulla superficie della luna, ammirarne le corrugate catene montuose contrapposte alle lisce distese dei suoi mari nella miriade di crateri sparsi in ogni dove, oppure spingersi fino agli anelli di Saturno, o volare tra i satelliti di Giove, oppure ancora librarsi all’interno di una nebulosa che dà vita a mille nuove stelle, ci apre a sensazioni inenarrabili, svincolandoci dalla monotonia di una visione ristretta ad una realtà unicamente terrena della nostra vita. (Vito Lecci)


A.ST.R.A. Osservatorio Galilei




1 La casa di Maria

23.VIII.2001

La casa di Maria Campana De Micheli
via dante, 26 – 73042 casarano (lecce)




installazione e performance
Fernando Schiavano (Xlavio)


testi
Ilaria L’Abbate
Antonio Lupo

foto
Andrea Morgante

supporti video
Raffaele Schito

si ringraziano
Raffaele Schito x NTARTEI Production, Milano
Transiti Ass. Culturale


Si intitola visite a domicilio la mostra personale di Fernando Schiavano, che si tiene soltanto questa sera a Casarano presso l’abitazione di Maria Campana De Micheli grazie all’iniziativa delle associazioni culturali TRANSITI e NTARTEI PRODUCTION.
L’intervento si svolge in uno spazio privato, dove vengono sperimentate nuove dinamiche di comunicazione nell’ambito di una realtà, distante dall’arte contemporanea. L’evento segna una tappa eccezionale nell’ambito della produzione dell’artista proprio per il luogo in cui si assiste all’incontro tra l’artista ed un pubblico, che per motivi culturali o di altro genere non usufruisce generalmente dell’arte contemporanea in spazi privati.
La Casa ha una valenza simbolica nell’immaginario dell’artista come luogo in cui strati di storia quotidiana si sovrappongono come segni di un linguaggio riconoscibile tanto agli occhi dell’artista quanto al pubblico, comprendente innanzitutto l’anziana padrona di casa.
L’ evento si svolge in tre fasi, corrispondenti a diverse stanze della casa.
Nell’atrio, a cui si accede dalla strada, viene proiettato un video in loop di Raffaele Schito sull’artista e nella fattispecie su tre opere; tale illustrazione verrà intervallata da scene in cui vengono ripresi “fedeli” accorrere numerosi in un luogo non meglio precisato, in parallelo ai visitatori di questa mostra:
- Pater-Mater (Casarano, 1992), opera presentata alla collettiva dal titolo
“1 Crocevia” ideata da Nicola Sansò;
- Ex-vuoto (Casarano, 1993), esposta nell’ambito della mostra intitolata “Obliqua” a cura di Anna D’Elia;
- Famiglia (Cortona, 1994) esposta in occasione della mostra “Isole del disordine” a cura di Marco Scotini
All’interno del soggiorno ha luogo una performance, ripresa e proiettata sul muro dell’atrio: simbolicamente viene offerto in dono da parte di Fernando Schiavano alla padrona di casa il saccune, una stoffa di trama consistente che in passato serviva ad avvolgere i materassi. Su questa stoffa sono aperti quattro buchi, da cui si introducono cacchiame, e pupuligni, che in aggiunta ad altri materiali, costituivano l’antico letto.
La stessa stoffa viene piegata e conservata in una cassapanca dalla figlia e dalla nipote della signora De Micheli, a voler rappresentare il passaggio rituale della tradizione attraverso tre generazioni.
Dunque l’ ultima stanza della casa e della mostra, intitolata “Danza della pioggia”: la camera da letto in cui campeggia il letto matrimoniale, oggetto fondamentale per l’artista, come luogo di sogni, di vita e anche di morte. Dinanzi a questo letto sono disposte come in un’ara pagana i lampi e i tuoni, rappresentati da “lance”, come armi “in tregua”, composte da materiali di risulta come ferri vecchi ed altri oggetti che afferiscono sempre alla tradizionale sfera domestica e deposte su una stoffa azzurra, a simulare il cielo e invece sospese su una sbarra a diversi livelli sono disposte campane, la cui immagine è riflessa su specchi: il virile ed il femminile. (Ilaria L’Abbate
)

intervento


dono

Sudario



lavoro domestico
Riassetto della casa

installazione

Danza della pioggia








Questa visita a domicilio di Fernando Schiavano ha il senso del ritorno e del recupero della memoria. E’ accompagnata dal rito della consegna di un dono e dall’effimero di una sua nuova installazione di oggetti del passato. Una performance attraverso la quale egli vuole simbolicamente ricordare il nostro debito nei confronti della continua espropriazione della cultura delle origini, quasi a voler annullare la distanza che ce ne separa, riportandoci alle radici più autentiche della nostra identità.
Custode ed esperto conoscitore di stili di vita quotidiana d’un tempo, ci fa riscoprire inusuali potenzialità espressive negli oggetti desueti, dopo aver ricostruito il vissuto di tante “storie”, raccontategli durante la sua esperienza di lavoro come operatore socio- assistenziale.
La sua ricontestualizzazione “assemblata” di elementi minimali o ancestrali, come l’insieme di campanelle che si riflettono negli specchi accanto a quello giustapposto delle cinque armi arrugginite (una dualità ricorrente), avviene questa volta all’interno di uno spazio privato, l’abitazione superstite di una persona anziana, in una strada di negozi e uffici.
Si avvera perciò l’idea di fare arte nei luoghi “propri”, familiari, lì dove risuona l’autenticità dell’opera, così come dell’ambiente, delle persone e delle situazioni.
Attraverso questo intervento, quindi, Fernando libera la sua e la nostra fantasia, svelando significati nascosti, risemantizzando segni archetipici.
Da una parte le primitive testimonianze di arcaici ritmi vitali, dall’altra la campanella, vero “emblemata loci” che continua ad accomunarci, rafforzando la nostra appartenenza alle stesse radici.
Così, i fili che ci collegano ad un passato spesso dimenticato, ma sempre presente, potenziano l’immaginazione di ognuno di noi, rendendoci più consapevoli delle radici del nostro vissuto, in una continuità che ci trasporta verso esiti inusuali.
Fuori da vincoli e da schemi iconico-visivi abituali, manufatti artigianali diversi nelle dimensioni, nei materiali e nelle forme, in questo caso i tuoni e i fulmini di una propiziatoria danza della pioggia, si assemblano armonicamente, caricandosi di forti suggestioni nella loro valenza estetica e antropologica. Con questo insieme di linee, volumi, colori, attinto al patrimonio della cultura materiale e dell’immaginario collettivo, Fernando riesce a esprimere la gioia pura del creare, in una sintassi continuamente “reinventata” e imprevedibilmente “rideterminata”. Tutto ciò può servire ad allontanarci dai falsi miti e dalle continue mistificazioni della omologante società consumistica. (Antonio Lupo)