La casa di Luciano De BlasiContrada Caselle - strada prov.le Casarano/Maglie
viaggio in italiaMappe
- itinerario nelle carceri italiane
- mappa dei tatuaggi
- le ferite del corpo di Cristo nella statuaria sacra locale





Carmen Panico
Eugenio Romano
materiali video
Andrea Morgante
Testimone del tempoHo conosciuto Luciano De Blasi nel giugno del 1976, avrà avuto 6 o 7 anni. In quel tempo militavo nel partito comunista come segretario della federazione giovanile di Casarano e insieme a Nicola, Eugenio e Antonio avevamo organizzato un intervento in un quartiere periferico della nostra città dove le famiglie vivevano da diversi mesi nelle abitazioni dello IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) senza i servizi essenziali (luce e acqua). Arrivammo con una Renault4 di colore bianco di Antonio Fattizzo – giovane insegnante elementare - con il portabagagli colmo di fogli da disegno e diverse scatole di pennarelli. L’idea venne a Nicola Sansò, appena diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, il quale pensava che andava svolto un intervento sociale, coinvolgendo soprattutto i bambini del quartiere; perciò non portammo nessuna propaganda del partito.
Eugenio Romano, studente in giurisprudenza e appassionato di fotografia, cominciò a scattare le prime istantanee. Luciano fu il primo bambino ad avvicinarsi alla nostra auto. Era il più curioso di tutti e il primo che cominciò a organizzarsi con colori e carta, seguito da tutti gli altri bambini. Chiedemmo loro di disegnare la loro casa ideale. Luciano disegnava accovacciato per terra intento a colorare fittamente i bordi del grande foglio di carta. Alcuni giorni dopo presentammo alle famiglie del quartiere i lavori dei bambini e la mostra fotografica della giornata. Ma quell’intervento presentato insezione non piacque ai burocrati che ne provocò l’uscita dal partito di Nicola. Io durai un altro anno; consegnai la tessera nel 1977. Diversi anni dopo capitai per caso nella vecchia sezione che intanto aveva cambiato sede e nome. Ci andai per nostalgia e perché dopotutto, per me, il partito, il vecchio partito, era stato come un padre che aveva svolto negli anni della mia giovinezza una funzione formativa e pedagogica. Fra un ammasso di spazzatura fatta di laceri manifesti di propaganda e vecchi ciclostilati trovai una cartelletta con le foto di quella giornata.
Con Luciano ho mantenuto rapporti sempre cordiali, improntati sul rispetto reciproco, anche quando il ragazzo – come se il suo destino fosse, fatalmente, segnato – ha iniziato un suo personale viaggio per le istituti di pena di mezza Italia e che si è concluso di recente.
Ora non vi aspettate da questo incontro le risposte sui motivi che hanno spinto un bambino a fare delle scelte tragiche, né discussioni sul sistema carcerario e nemmeno le motivazioni psicologiche. Questa visita vuole solo essere l’incontro con una infanzia che non ha storia e che nessuno potrà mai raccontare.
Solo Luciano sa quello che c’è da fare ora. (Fernando Schiavano)
Cara Ilaria,Ti rimando la risposta perché non so se la prima e-mail ti è arrivata. Troverai perciò delle differenze perché il primo testo come anche il secondo lo sto scrivendo di getto e stavolta te lo invio in allegato mentre il primo era attaccato al tuo messaggio. Nel tentativo di ricordarmi quello che ti avevo scritto mi rendo conto di quanto sia difficile la pratica della scrittura: una fatica. Ora non so cosa comunicare, la verità è che ti ho scritto appena cinque minuti fa e tutto è stato rimosso Ma devo fare uno sforzo, raccogliere le mie energie stemperate da un PC capriccioso e scrivere….
E allora cominciamo dal sottoscritto e dalla tua prima sollecitazione inerente sul mio trascorso politico. Forse ho enfatizzato troppo la mia breve esperienza politica nel PCI, che è stata una esperienza più pedagogica che ideologica. Quello che è interessante per la visita del 30 è la testimonianza di Luciano nel suo girovagare per le carceri del centro-sud italiano, poi i motivi attinenti al perché lo abbiano trasferito in tante prigioni del centro sud credo che si debba ricercare nei misteri della politica carceraria italiana che conosco per niente e tanto meno credo che ci possa interessare. Ma con lui sto pensando di raccogliere un diario di bordo fatto di storie emblematiche, aneddoti, come quello di essere stato aiutato a Palermo da amici (la mafia?) in quanto la sua famiglia non aveva i mezzi per raggiungere la città siciliana, oppure quando dice di essersi incolpato di un reato mai commesso per poter finire in carcere e trovare quella socialità che il mondo esterno gli negava. Quindi il succo della visita rimane il conflitto dentro/fuori (come per gli anziani, gli immigrati), rimane il rapporto con l’altro, la sua integrazione nella comunità (come tu dici).
Poi la serata del 30 sarà l’inizio della visita e non la conclusione. Come già ti ho detto ci sarà la mostra fotografica dell’ntervento socio-politico di giugno ’76 e la presentazione della mappa dei suoi viaggi negli istituti di pena del centro sud con le foto dei tatuaggi e le ferite del cristo nella statuaria sacra barocca. Tutto ciò nella sua campagna dove Luciano sta costruendo pazientemente la sua prima casa (lui e la sua famiglia - moglie e tre figli - vivono ora in una casa occupata dell’istituto case popolari che intendono restituire). Tutto l’altro resto conta poco.
A presto, Fernando
E allora cominciamo dal sottoscritto e dalla tua prima sollecitazione inerente sul mio trascorso politico. Forse ho enfatizzato troppo la mia breve esperienza politica nel PCI, che è stata una esperienza più pedagogica che ideologica. Quello che è interessante per la visita del 30 è la testimonianza di Luciano nel suo girovagare per le carceri del centro-sud italiano, poi i motivi attinenti al perché lo abbiano trasferito in tante prigioni del centro sud credo che si debba ricercare nei misteri della politica carceraria italiana che conosco per niente e tanto meno credo che ci possa interessare. Ma con lui sto pensando di raccogliere un diario di bordo fatto di storie emblematiche, aneddoti, come quello di essere stato aiutato a Palermo da amici (la mafia?) in quanto la sua famiglia non aveva i mezzi per raggiungere la città siciliana, oppure quando dice di essersi incolpato di un reato mai commesso per poter finire in carcere e trovare quella socialità che il mondo esterno gli negava. Quindi il succo della visita rimane il conflitto dentro/fuori (come per gli anziani, gli immigrati), rimane il rapporto con l’altro, la sua integrazione nella comunità (come tu dici).
Poi la serata del 30 sarà l’inizio della visita e non la conclusione. Come già ti ho detto ci sarà la mostra fotografica dell’ntervento socio-politico di giugno ’76 e la presentazione della mappa dei suoi viaggi negli istituti di pena del centro sud con le foto dei tatuaggi e le ferite del cristo nella statuaria sacra barocca. Tutto ciò nella sua campagna dove Luciano sta costruendo pazientemente la sua prima casa (lui e la sua famiglia - moglie e tre figli - vivono ora in una casa occupata dell’istituto case popolari che intendono restituire). Tutto l’altro resto conta poco.
A presto, Fernando



